"LA BESTIA UMANA"
Ovvero La Via Borrellana All'Opera Rock


di Argentino D'Auro


a cura di Luca Di Nunzio


All'articolo "Borrello in musica" dell'amico Luca Di Nunzio, apparso qualche tempo fa su questo sito (www.borrellosite.com n.d.r), ha fatto recentemente seguito il suo personale invito a rievocare una pagina non troppo nota, ma particolarmente significativa dell'attività musicale degli "Sfaratthons", alla quale ho avuto il piacere di partecipare.
Per il sottoscritto è stato un interessante tuffo nel passato ed una imperdibile occasione per rispolverare, ahimè, ricordi lontani di gioventù, che l'arcana patina del tempo non ha ancora definitivamente sepolto nell'oblio. Ma è stata anche una ghiotta opportunità per rivivere quella naturale fase di passaggio che dall'adolescenza conduce all'età adulta della responsabilità. Quando cominciano ad affiorare i primi segni dell'incipiente maturità che, spesso, dispongono gli animi a coltivare passioni che, talvolta, trovano sfogo, soprattutto nell'età giovanile, nella realizzazione di qualche componimento sotto la forma di poesia o di canzone. Forse, finanche troppo pretenzioso, ma questo a causa dell'ardore e dell'ingenuità tipiche di quell'età.
Probabilmente, qualcosa del genere successe anche al sottoscritto. Peraltro, con l'aggravante dell'insistente sollecitazione degli interpreti che mi spronavano a scrivere, convinti della bontà del prodotto finale.
L'idea di realizzare un'opera organica che sviluppasse in maniera compiuta un argomento di interesse sociale era il segno inequivocabile di una accentuata sensibilità di tutti noi sul tema dell'ecologia, che già appariva determinante per il futuro dell'umanità. Nacque, così, la "Bestia umana", opera rock, che non costituì solo un esercizio di stile, ma soprattutto la "summa" delle esperienze musicali e letterarie che a quell'epoca avevamo maturato ascoltando buona musica e coltivando letture colte.
Senza eccessivi clamori, ma con una punta di orgoglio e di sano narcisismo vi era la convinzione che ci si poteva rendere utili alla causa dell'ecologismo offrendo il nostro personale contributo, in maniera istintiva e genuina, al di fuori di schemi politicamente corretti. A dar man forte a questo progetto, il ricorso ad una musicalità direttamente ispirata a quel genere, allora particolarmente in voga, ed attualmente riscoperto dalla critica sotto la definizione di "progressive", corrente musicale considerata, a tutti gli effetti, come la via italiana al rock.
PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, Area, New Trolls e poi Genesis, King Crimson e Jethro Tull, ma anche la canzone impegnata di autori quali Gaber, De André, Guccini, costituivano i principali modelli di riferimento italiani e stranieri da cui attingevamo ispirazione per dar vita ad un lavoro di largo respiro nel quale far confluire la nostra predilezione per la musica sperimentale ed a suo modo "impegnata", non certo politicamente, ma in una visione della vita e dei rapporti umani più consona alle nostre aspirazioni ed alle nostre inclinazioni intellettuali.
La "Bestia umana", alla luce di un'analisi retrospettiva, fu, dunque, un chiaro esempio nel quale tutti gli attori coinvolti diedero una bella dimostrazione, non solo della presa di coscienza di una tematica scottante, ancora oggi di dirompente attualità per il futuro degli esseri viventi, ma anche di una sensibilità individuale e collettiva che desiderava comunicare artisticamente per realizzare i propri sogni e la propria libertà espressiva. Cercando vie musicali congeniali al progetto che intendeva realizzare e, quindi, percorrendo itinerari alternativi a quelli classici del pop melodico ovvero della musica leggera.
In ultima analisi, l'esperienza dell'opera rock costituì non solo un momento di aggregazione e di consolidamento di amicizie che durano tutt'ora, ma anche un banco di prova per misurare le nostre forze rispetto ad un'impresa che inizialmente sembrava quasi impossibile.


gli "Sfaratthons" in piazza a Fallo - foto fine anni 70

Anche a Borrello, dunque, vi era una generazione di giovani che, forse, consapevole di non poter cambiare il mondo, sperava almeno con il proprio impegno di sottrarsi alla deriva della irresponsabilità e del disinteresse nei confronti del destino individuale e collettivo degli uomini, mettendo a disposizione di questo obiettivo, nei limiti delle proprie forze, tutte le proprie capacità.
Raccontare questo episodio del passato borrellano, risalente a più di trenta anni or sono, mi conforta del fatto che fra quei giovani, oramai diventati uomini maturi, quella pagina è rimasta struggente ed indelebile. E a distanza di tanto tempo, scusate se è poco!

Argentino D'AURO


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A quanto già egregiamente esposto da Argentino aggiungo solo qualche piccola nota di carattere musicale, ricordando che la band era composta da ragazzi tra i 16 ed i 19 anni e l'opera fu ideata e registrata tra il 1979 e il 1981. I testi di Argentino D'Auro furono musicati ed interpretati da Mario Rosato (tastiere), Cecilio Luciano (voce, batteria e flauto) e Luca Luciano (voce e chitarra), Giovanni Di Nunzio (voce, chitarra e sax) e Leombruno Di Nunzio (basso elettrico). Dal punto di vista musicale fu netta l'influenza, come detto, del Progressive (fatte ovviamente le dovute proporzioni) e chi maggiormente prese spunto da tale corrente fu Cecilio Luciano influenzando, con la sua batteria, le sonorità dell'intero Gruppo.
Qui di seguito viene riportato il testo del brano/suite che dava il titolo alla rock opera, "La Bestia Umana", ed una registrazione dell'epoca la cui qualità sonora, sebbene aggiustata con gli attuali strumenti informatici, lascia un po' a desiderare. Buon ascolto!

Luca DI NUNZIO


LA BESTIA UMANA

La bestia umana è uno strano animale
non si sente bene se non fa male
Vuole giocare con la vita e con tutto
e in ogni aspetto ogni giorno più brutto

Vuole scherzare con il futuro
che non conosce, che ignora, ed è un buco nero
Pensa di aver sin troppo coraggio
e di essere pronto per un nuovo viaggio

Gli piace rischiare con il suo destino
vuole svegliarsi in un nuovo mattino
In un mondo a lui su misura
dove non ci sia più paura

La bestia umana ha portato la morte
ha giocato fin troppo con la sua sorte
Adesso è troppo tardi non c'è più speranza
tutto quel che è stato: è in nome della scienza

Solo un grande immenso fragore
fra mille esplosioni un solo rumore
Tutto è avvolto nella nebbia
non resta più niente, solo la sabbia

Ormai sulle aride distese non c'è più vita,
la terra bruciata dal sole scorre secca fra le dita
Sulle pianure, sui colli, nulla più germoglia,
ogni seme, ogni pianta, ogni albero non ha più foglie

Sulla terra sfruttata e calpestata
non si sente più nulla nemmeno risate
La natura ormai non da segni di vita
è stata presa alla gola e soffocata

Resta solo un grande e freddo silenzio
ogni cosa mostra i segni di una immane violenza
Nessun sussurro, nessun fruscio,
l'uomo ha pagato il prezzo della sua follia

Sui volti non si disegna più un sorriso
l'uomo, per la sua stupidità, ha perso il paradiso
Non c'è più speranza c'è solo desolazione
resta solo il pianto della disperazione.





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